Di Michel Valsan
parte seconda
II - “Le Aperture”
Il primo indizio che rivela il contenuto di un opera è il suo titolo e la Summa akbariana delle Futûhât non sfugge a questa regola evidente. Il termine Futûhât è legato con precisione a parecchie idee che le tradu-zioni nelle nostre lingue non riescono a conciliare sotto un stesso vocabolo. Per questa ragione chi privile-gia una scelta favorisce inevitabilmente un senso piuttosto che un altro, a meno che si ricorra ad una peri-frasi con la conseguenza di appesantire il titolo mentre, per vocazione, questo deve essere al contrario il più conciso possibile. Nella maggioranza dei casi, la precisione è sacrificata all'eleganza e le poche spiega-zioni fornite in nota tentano di compensare le inesattezze per omissione e le approssimazioni di traduzio-ne.
Il radice FTH esprime innanzitutto un’idea di "principio" o "apertura" e questo era già stato considerato in precedenza. È in questo senso che la prima sura del Corano è chiamato al-Fâtihah, "Quella che apre". Il confronto che si può stabilire così tra Fâtihah e Futûhât mette in luce i rapporti stretti che uniscono l'Invia-to-Legislatore ed il suo erede Ibn 'Arabî ed anche il testo consacrato del Corano e delle Futûhât che si pos-sono considerare come la loro rispettiva produzione ispirata dallo spirito. Se si aggiunge che le Futûhât so-no un risâlah, un "messaggio", la relazione con la Rivelazione ne è rinforzata: è una delle ragioni che per-mette di giustificare la traduzione di Futûhât con "Rivelazione". Del resto questo è uno dei sensi dati dagli arabi a questa parola. Ciò che conferma questa relazione, è il passaggio finale del primo capitolo delle Fu-tûhât dove il Calamo supremo, nella sua forma angelica, detta allo Sceicco: "Apprendi che sei la Dignità del Re!" e lo Sceicco risponde: "Mi preparai allora alla discesa ed all'arrivo come inviato.1" Così è sorprenden-temente stabilita l'analogia tra le Futûhât del Sigillo del Santità muhammadiana con il messaggio coranico trasmesso dal Sigillo della Profezia.
Le Futûhât sono dette makkiyyah, della Mecca, perchè "la forma della scienza e dell'azione, alla Mecca, è più perfetta che in ogni altro luogo”2. Si riferiscono al fatto che la "Madre delle Città" è uno degli epiteti della Mecca e la Fâtihah ha in comune con lei di essere chiamata la "Madre" ma del "Libro" o del "Corano" questa volta. Questo ci porta a considerare specialmente un altro significato della radice FTH adattato a titolo del lavoro di Ibn 'Arabî: si può rendere il termine Fath di cui Futûhât è uno dei plurali, con le idee di "vittoria", di "conquista" o di "presa", soprattutto se si tratta di una città come è qui il caso3. C'è dunque in questo un'allusione manifesta e diretta all'episodio profetico della Presa della Mecca nell'anno 8 del Egira4. Questa conquista, al-Fath, è considerata come la Vittoria per eccellenza dal Corano, è a lei che si riferisce, secondo l'esegesi classica, la sura del "Soccorso"5 che sigilla la Rivelazione delle sura poiché è la 114° e ul-tima nell'ordine cronologico.
La Sunnah parla di Fath Makkah, la Conquista della Mecca, ed una delle varianti del titolo delle Futûhât ci-tata da Ibn 'Arabî è al-Fath al-Makki, la Conquista della Mecca, si può star certi che sono proprio a questo momento storico ed a questo luogo geografico preciso che l'autore6 vuole rinviare. Il simbolo di questa vit-toria che fu al tempo stesso temporale e spirituale invita da allora il lettore a presentire tutti i tesori che si celano nella Summa della Mecca dello Sceicco al-Akbar.
Il riflesso che lega strettamente, le indicazioni date da Ibn 'Arabî con gli elementi del Corano e della Sun-nah sono sicuramente, da sempre, molto proficui. Gli avvenimenti che toccano la vita del Profeta hanno difatti un interesse profondo per noi che perché su di loro noi costruiamo un vero percorso iniziatico da se-guire secondo la modalità muhammadiana perchè il gesto consacrato dell'Inviato divino descrive una trac-cia che serve come trama permanente.
1 Vol. I, P. 51. Allusione evidente alla realizzazione discendente rievocata a più riprese da Michel Valsan. La traduzione letterale può essere resa con "... all'arrivo dell'inviato." Ma il contesto permette di giustificare quella riportata nel te-sto come lo preciseremo nelle note che accompagneranno la nostra traduzione.
2 Futûhât, Vol. 1, cap. 4, p. 99.
3 A questo proposito, si può dire che la conquista o la vittoria concreta e visibile è manifestata esteriormente sul piano dell'apertura spirituale o della rivelazione che le corrisponde interiormente.
4 i 20 ramadan.
5 - Al-Nasr, il 11O° nei Corpus coranici canonici.
6 Su indicazione di un amico, celebre commentatore dell’opera akbariana, Henry Corbin che intuì i rapporti qui sottoli-neati, siamo inclini a tradurre qui il titolo con "Conquiste spirituali della Mecca", L'immaginazione creatrice nel sufismo di Ibn Arabî, Parigi, 1958, cap. 2, caratteristiche 215, p. 260.
La storia profetica è registrata simultaneamente nel Corpus coranico, per ciò che riguarda l’aspetto dell'uomo Universale, e nella Sunnah, per ciò che riguarda un secondo aspetto di questa Realtà unica e questo è perché gli apporti di una di queste due sorgenti possono servire ad illuminare quelli dell'altro. Da parte nostra, vediamo, nella vita del maestro-erede e nel suo insegnamento, una terza sorgente, a sua vol-ta comprensibile che viene ad unirsi ai due precedenti e permette di farne sgorgare i significati profondi.
Il Corano esprime al-Fath, che si può tradurre anche con vittoria, ma in tre modi diversi: due figurano nella sura "Al-Fath"7 che fu rivelata, in modo significativo, alla 111° riga cronologica, e l'ultima nella sura Al-Nasr" o "Il Soccorso" che abbiamo rievocato già prima.
Qâshânî riconosce questo argomento8 «le Conquiste dell'inviato di Allâh sono tre:
1. La prima, chiamata, al-Fath al-qarîb, la Vittoria vicina è indicata dalla Parola divina: Certo, ti abbia-mo assegnato, oltre a questo (presa della Mecca) una Vittoria certa [...]
2. La seconda è al-Fath al mubîn, la Vittoria evidente
(alla quale corrisponde il primo versetto del sura che commenta Qâshânî e che dice)9: Certo, ti ab-biamo bello e molto accordato una Vittoria evidente10 [...]
3. La terza è al-Fath al-mutlaq, la Vittoria assoluta che indica la Parola divina: quando venne il Soccor-so di Allâh e la Vittoria!. 11
Se la questione trattasse rigorosamente soltanto le vittorie ottenute “manu militari” o negoziate dalle truppe islamiche, sarebbe ovvio constatare che ce ne furono più di tre, è quindi meglio interpretare le con-quiste suddette come tre tappe successive di quella della Mecca. Questa trilogia descrive così il processo della Vittoria "dietro la quale, secondo i maestri, egli non ha più vittoria"12, o "più Egira" secondo i termini di una hadîth13. Ibn Ishhâq, nel suo racconto sulla vita del Profeta, e gli esegeti coranici fanno corrispondere a questi tre stadi della Conquista della Mecca le tre spedizioni successive alle quali presero parte il Profeta, quella di al-Hudaybiyyah che è qualificato di "Vittoria patente", quella di Khaybar che è annunciato come "Vittoria vicina" e quella di la Mecca propriamente detto che resta "non qualificata." campo iniziatico ed sul piano microcosmico.
Ci limiteremo, in un primo tempo, a riprodurre le definizioni che ne dà Qâshânî nel suo glossario dedicato ai termini tecnici del sufismo:14
"Al-Futûh è, riguardo alle grazie esterne ed interiori, tutto ciò che è aperto al servitore e che gli era chiuso prima, come i cibi, l'adorazione, le scienze, le conoscenze, le rivelazioni ecc.15
7 Sura 48. È il titolo stesso di questa sura, quando è citato senza qualificativo e appare come assoluto, designa la terza Vittoria.
8 Tafsir attribuito ancora oggi, per errore, ad Ibn 'Arabî, tomo II, pp,. 505-506.
9 Corano 48, 27. Il versetto dice espressamente: Allah mostrerà la veridicità della visione [concessa] al Suo Messagge-ro: se Allah vuole, entrerete in sicurezza nella Santa Moschea, le teste rasate [o] i capelli accorciati, senza più avere timore alcuno. Egli conosce quello che voi non conoscete e già ha decretato oltre a ciò una prossima vittoria.
10 Corano 48, l.
11 Corano 110, l. È in questo versetto che la Vittoria è citata senza qualificazioni. Ha ciò che dice Qurtubî ne: "Quest sura fu rivelata all'epoca del pellegrinaggio dell'addio a Minâ, poi fu rivelato il versetto: oggi, ho completato per voi la vostra Religione e ho compiuto il Mio Favore su voi Corano 5,3; dopo queste due rivelazioni, il Profeta visse 80 giorni. Poi fu rivelato il versetto sul defunto che non ha né ascendente né discendente (Corano 4, 196,) gli restavano allora 50 giorni da vivere; poi fu il versetto: È venuto a voi, la piega grammaticale indica chiaramente che l'atto ha avuto il suo compimento e che tocca alla sua fine dunque, un Inviato generato da voi,Corano 9, 128, gli restavano allora 35 giorni da vivere; venne infine il versetto: E temete devotamente il giorno che sarete riportati ad Allah (Co-rano 2, 281,) gli restavano da vivere 21 giorni o 7 secondo Muqâtil. " (Qurtubî, Tafsîr, Vol. 20, p. 233. Tutti questi ver-setti che trattano i preparativi dell’annunciata dipartita del Profeta in missione su terra, furono inseriti nelle sure indi-cate e per provare che questa classificazione nuova non ha niente di arbitrarietà, citeremo che Jibrîl, l'angelo Gabriele, disse a proposito dell'ultimo versetto rivelato: "Oh Muhammad, ponilo in testa (dopo) le 280 di (la sura 2) della Gio-venca" (ibid., Volo. 3, p. 375. Altre versioni complementari sono menzionate in questo passaggio).
12 Qâshânî, Tafsîr, Tomo 2, p. 865. La conquista della Mecca è considerata l'ultima.
13 Su questa nozione, cf. Emir 'Abd el-Kader, Kifâb al-Mawuqif M 80, Vol. 1, p. 155.
14 -Istifâhât ul-çûfiyyah, pp. 135-136.
La "Apertura Vicina" è quella che, della stazione del cuore, si apre al servitore, è l'apparizione dei suoi attributi e delle sue perfezioni quando entra in contatto con le dimore dell'anima. Ne viene fatta allu-sione nella Parola del Molto-Alto: Un Soccorso che viene da Allah ed una Vittoria vicina 16
L' “Apertura Manifesta", o evidente, è quella che, della stazione della santità, si apre al servitore, e so-no le teofanie delle luci dei Nomi divini che rendono manifesti gli attributi e le perfezioni del cuore. Ne viene fatta allusione nella Parola del Molto-Alto: Certo, ti abbiamo accordato una bella e grande Vit-toria manifesta, affinché Allah copre ciò che ha preceduto del tuo peccato e ciò che seguirà17(del tuo peccato) questo significa degli attributi propri all'anima ed al cuore.
La "Apertura Assoluta" è, delle Aperture, la più l'elevata e perfetta. È quella che, in quanto Teofania dell’Essenza Unica, si apre al servitore, è l'immersione nella sorgente dell'unione per l'annientamento di tutte le tracce della creazione. Ne viene fatta allusione nella Parola del Molto-Alto: Quando venne il Soccorso di Allah e la Vittoria.18
Detto questo, interessiamoci alla definizione di Ibn 'Arabî stesso:
"Al-Futûh, dice, è l'apertura dell'Espressione esternamente, è l'apertura della Dolcezza interiormente ed è l'apertura della rivelazione iniziatica." 19
Questa formulazione basata su tre Futûh figura già al capitolo 73 delle Futûhât in un'altra serie di termini tecnici che rispondono ad una domanda di Tirmidhî20. La riprende e ne affina l'idea al capitolo 339, stabi-lendo questa volta una relazione tra queste tre Aperture e quelle descritte dal Corano. Precisa a questa op-portunità che "è per questa "Apertura dell'espressione" che il Corano trattiene il suo carattere miracoloso. Questa Apertura non è stata data ad una persona in modo tanto perfetto che all'inviato di Allah e Dio di-chiarò: (Disse:) Se gli uomini ed i jinn si fossero uniti per portare l'equivalente del Corano, non portereb-bero il suo equivalente, anche se si sopportassero21 (se collaborassero)22. Tuttavia, è tutto lungo il capito-lo 21623 che ne sviluppa il vero commento ma occorrerebbe, per fare bene, restituirlo per intero ed in un spazio più adatto di questa presentazione generale. C'accontenteremo di riportare ciò che lo Sceicco af-ferma sul suo stesso caso che concerne l’apertura dell'espressione: "l'ho apprezzata e corrisponde (a que-sta sentenza profetica): sono stato gratificato delle Somme delle Parole. ("è lì che è generato il miraco-lo del Corano. Durante un avvenimento spirituale, l’avevo interrogato su questa domanda e lui si mi aveva risposto: «non riportare le cose se non con (assoluta) sincerità ed un ordine accertato e realizzato, senza l'aggiunta di una sola lettera e senza alterazione da parte tua. Se la tua parola ha questa virtù, sarà miraco-losa»24 Non siamo noi, dopo tutto ciò, motivati a credere che le Futûhât siano un'altra espressione di que-sta Apertura ed è ciò che spiega l'impressione prodigiosa ne emana?
15 Jurjàni insiste sul carattere inopinato dicendo,: "Al-Futûh è l'ottenimento di una cosa che non ci si aspetta, Kitâh al - Ta'rifat, p. 165, e p. 292 della traduzione di Maurice Gloton. Futûh prende anche il senso di "grazia" al quale fa allusio-ne la definizione di Qâshânî: le Futûhât al-Makkiyyah possono essere compresi come "Le Grazie legate alla Mecca."
16 Corano 61,13.
17 Corano, 48, 1-2. Il versetto mostra che il Fath in questione è un'uscita definitiva del gioco delle "azioni e reazioni concordanti": si tratta del sorpasso di Yapùrva (cf). René Guénon, Introduzione generale allo studio delle Dottrine in-dù, 3° parte, cap. 13.
18 1263-1328 Enciclopedie de l’Islam, Paris-Leiden 1969
19 Isfilàhât al-sûjiyyah n° 103, trattato redatto nel 613 dell’Egira, da non confondere con quello di Qâshânî che ha lo stesso titolo. La prima raccolta censisce 199 definizioni concise mentre la seconda ne conta 515 di aspetto spesso più evoluto. Segnaliamo subito che esiste da Ibn 'Arabî un'altra prospettiva relativa al Fath che distingue al-Fath al-ijàdi, l'apertura esistenziatrice, dyal-Fath al-'irfani, l'apertura gnoséologica su cui ritorneremo.
20 Domanda 153, n° 96, Vol. 2, pp. 128-131.
21 Corano 17, 88.
22 Futûhât, Vol. 3, p. 153. Ibn 'Arabî fa numerose allusioni alle tre "Aperture", particolarmente nel capitolo 336 che corrisponde ad un commento della sura Al-Fath, ma non li sviluppa necessariamente, Vol. 3, p. 140. Cf. anche il cap. 326 (p). 99.
23 "Capitolo sulla conoscenza isola l'apertura ed i suoi segreti" (Vol. 2, p. 505).
24 Tirati del radice 'JZ che esprime l'impotenza , il verbo a'jaza alla quarta forma, il suo participio attivo mu'jiz ed il suo nome di azione i'jâz rendono i sensi di "prendere il disopra", "ridurre all'impotenza" e di là "fare delle meraviglie" o "dei miracoli."
Si sarà notato probabilmente che sembra si passi indifferentemente da Fath a Futûh ed è il momento di spiegare perché, ciò ci conduce del resto a sollevare una questione di grammatica che porta alle differenti varianti del titolo delle Futûhât. Difatti, sebbene non ne alterino il senso fondamentale, esse sono vera-mente sorprendenti, senza per altro immaginare che la memoria dell'autore fu manchevole soprattutto a proposito di un tale libro, o che non accordasse loro che un'importanza relativa e che questa approssima-zione fosse l'effetto di una semplice comodità, perché si sa peraltro, ed lì si ritornerà, sotto quali auspici scriveva lo Sceicco al-Akbar secondo la sua propria testimonianza.
Da una parte, come abbiamo segnalato, o constatato che arriva da Ibn 'Arabî di designare il suo lavoro con il titolo Al-Fath al-Makkî25, ma di altra parte, l'intitola pure Al-Futûh al-Makkî26. Si ha così due tipi di singola-re apparentemente intercambiabili al posto del plurale aspettato Futûhât che l'autore cita abitualmente e particolarmente nella prefazione. Ci si può chiedere, visto ancora una volta il suo rigore terminologico, se lo Sceicco non fa sostenere un ruolo alle sfumature del titolo quando passa, in tre vocaboli, da un singolare che suggerisce il carattere unico della Vittoria suprema ad un plurale che insiste al contrario sulle forme molteplici che è suscettibile di prendere. Non ci sarebbero inoltre delle corrispondenze da stabilire coi tre aspetti di presa di possesso della Mecca simboleggiati dalla serie delle tre Conquiste?
Sottolineeremo ancora che il termine Futûh occupa una posizione mediana tra Fath e Futûhât e poiché è ambivalente può essere analizzato da due punti di vista distinti. Eccetto il singolare considerato fino qui, la forma Futûh è anche quella del plurale di Fath e ci si rende conto allora che questo termine è dotato di una doppia funzione che è quella tipica dell’intermediario il cui ruolo consiste nel partecipare della natura di due termini estremi in un ternario. Il titolo Al-Futûh al-Makkî rinvia alla prima accezione dello schema fu'ûl su cui è costruito Futûh e citeremo incidentalmente come altra variante Al-Futûh al-Makkiyyah27 che è se-gnalato e che, se non si tratta di un lapsus calami, rivelerebbe la seconda accezione28. Comunque sia, è molto istruttivo osservare che le due versioni Futûh e Futûhât sono menzionate dall'autore nel corpo di uno solo stesso libro, sia nelle Futûhât all’inizio o alla fine delle parti costitutive del testo, che nei Fusûs, in con-testi che sono allora molto significativi; perché se si accorda tutto il credito che esige la sua provenienza eccezionale di quest’opera damascena e, di conseguenza, all'impeccabilità della sua formulazione, si ha la garanzia che le leggere differenze sono volute realmente ed ispirate. Sappiamo difatti che lo Sceicco rispo-se all'ordine profetico di propagare i Fusûs pubblicandoli, secondo il suo proprio dire: "come mi ha fissato i limiti l'inviato di Allah, senza aggiunte né omissioni". 29 È nel capitolo finale, dedicato alla "pietra sigillare della Saggezza singolare nel Verbo moammadiano" che singolarmente è adoperato il titolo al singolare30. Mentre, particolarmente a proposito di "un Saggezza mâlikiyyah (intendendo proprio al Re) nel Verbo di Zaccaria", si trova il plurale Futûhât31 che è, si lo è visto, in relazione con gli asrâr al-Mâlikiyyah diversamen-te detti i segreti propri del Re.
La grammatica deve essere concepita innanzitutto da un punto di vista sacro poiché appartiene al campo delle scienze tradizionali ed, a proposito di queste ultime, René Guénon sottolineava i due ruoli comple-mentari che sono loro propri:
"da un lato, come applicazioni della dottrina, permettono di collegare tra loro tutti gli ordini di realtà, di integrarli nell'unità della sintesi totale;
dell'altro sono, almeno per certi ed in conformità con le attitudini di questi, una preparazione ad una conoscenza più alta, un tipo di instradamento verso questa ultima e, nella loro ripartizione gerarchica secondo i gradi di esistenza ai quali si riferiscono, costituiscono allora tanti pioli coll'aiuto dai quali è possibile alzarsi fino a l’intellettualità pura.32
25 Kitâb al-Mîm wa al-Wâw vta al-Nûn, p. 2, Rasâ il (Hyderabad, 1948
26 Fusus, p. 221 (Ed. 'Afifi).
27 Cf. O. Yahia, Histoire et classification de l'oeuvre
29 Fusûs (Bd. 'Afifi), Introduction, p. 47.
30 Ibid., p. 214.
31 ibid. p. 177.
32 la Crisi del Mondo moderno, cap. 4.
Guénon attirava ancora l'attenzione sul fatto «che un semplice trattato di grammatica, o di geografia, o addirittura di commercio, possa avere nello stesso tempo un altro senso ed essere a tutti gli effetti un lavo-ro iniziatico di alta portata».33 Tenendo conto di queste considerazioni , è interessante approfondire certe particolarità morfologiche della parola Futûhât allo scopo di afferrarne meglio le finezze.
Il plurale è chiamato in arabo al-jam’, ma questo ultimo termine, dai significati numerosi, serve nell'esoteri-smo islamico a definire un stato iniziatico che si può tradurre con quello di "Unione": «Questo è, - ci dice Ibn 'Arabî - che Dio solo è, senza che nessuna creazione sia con Lui»34. Similmente, Qâshânî ha questa formula lapidaria: «È la contemplazione di Dio senza creazione».35 Allo stesso tempo, esiste in arabo un jam' al-jam' o plurale di plurale che significa l'unione dell'unione e , nella terminologia sufi, descrive un gra-do iniziatico più elevato del precedente poiché si tratta dell'unione suprema. Ibn 'Arabî lo definisce come segue: «è l'annientamento totale in Allah». 36
Secondo Jurjânî: «è la stazione più estrema e perfetta, più sublime che l'unione. L'unione consiste nel con-templare le cose per Allah ed a liberarsi dalla forza e del potere che viene da altro che Allah. L'unione dell'unione, sono l'annientamento totale e l'estinzione a tutto ciò che è altro da Allah. È il grado dell'unità pura».37 Il capitolo 222 della Futûhât è interamente dedicato a questa nozione e per precisare meglio il pensiero dello Sceicco, ecco ciò che ne dice dopo una veloce ricapitolazione di definizioni classiche:
«secondo noi, al - jam è che tu realizzi l'unione di quello per cui tu sei qualificato unendo quello per cui tu sei qualificato con i Suoi Attributi e Nomi e che tu realizzi l'unione di questo per cui Allah si è qualifi-cato tra i tuoi attributi e nomi, in modo tale che tu sia tu e che sia Egli.
Jam' al-jam' è che tu realizzi l'unione tra ciò che gli ritorna e ciò che ti ritorna e che riporti il tutto a Lui, conformemente a queste due parole coraniche: Ed a Lui si riporta l'ordine tutto intero38 [...] non è forse che tutte le cose finiscono ad Allah? 39.
In funzione del numero che si attribuisce a Futûh, singolare o plurale, i Futûhât si trovano essere sia un plu-rale semplice, o un plurale al secondo grado, ma è in questo ultimo caso che diventano l'espressione della più alta spiritualità. Non devono più essere considerate solamente come una "Summa" - che è una delle traduzioni possibili di jam' - ma propriamente come la "Somma delle Somme", in analogia dunque col Co-rano che costituisce la "Summa delle Parole." Un caso di plurale di plurale, ottenuto con le stesse flessioni casuali di Fath, è dato come esempio dai grammatici: si tratta di bayt40 casa di cui il plurale è buyût al primo grado e huyùtât al secondo. Il senso dei due plurali non è non in questo caso identico, il primo rinvia piutto-sto al significato concreto e materiale di "casa", il secondo a quello più astratto di "famiglia", che equivale a dire "le persone della casa". L'esempio proposto ha di sorprendente che coincide con ciò che può desi-gnare la Casa divina, oggetto per eccellenza della Questua che ha motivato la Conquista storica della Mec-ca. Motiva ancora oggi, nel campo spirituale, tutti i pellegrini e gli akbariani tra loro beneficiano evidente-mente di un supporto ideale con le Futûhât di cui il senso primo ricorda ogni momento che per essere ac-cessibile e resa ai suoi, la Casa ricercata deve essere aperta.
33 "il Siphra di-Tzeniutha", Velo di Isis, déc. 1930, pubblicato in Forme tradizionali e cicli cosmici.
34 Isfilâhât n° 37, 'Rase, Hyderabad, 1948.
35 Isfilâhât n° 55, U" Cairo, 1981, p. 41.
36 Isfilâhât n° 38.
37 Op. cit., p. 77, n° 536, p. 154 della traduzione di M. Gloton.
38 Corano, 11,123.
39 Corano, 42, 53.
40la parola bayt, in quanto costruzione, può essere applicata a tutto ciò che è costruito, dalla camera fino al tempio. Può così designare una casa, si che si tratti di un edificio che di una capanna. Sono dei buyûty gli scaffali che celano le immagini dei 313 Inviati nel baule di Eraclio, (L'islam e la funzione di René Guénon, p. 89). Lo segnaliamo perché la questione del Tabût non è così lontana come sembra della Risâlah delle Futûhât.
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