IL CUORE NELLO SHIVAISMO TANTRICO DEL CACHEMIRE
Nelle tradizioni gnostiche dell'India (sâmkhya, vedânta, jñânayoga), il cuore, hrid o hridaya, non è associato al sentimento ma alla conoscenza; non è la sede delle sensazioni, emozioni o passioni ma quello dell'intelletto,
della pura intuizione intellettuale (buddhi o mati=opacità),che vede le cose direttamente nella loro vera luce senza passare tramite il mentale (manas).
nelle più antiche upanishad,
In quanto organo centrale del sistema circolatorio sembra comandare e ritmare la vita e, quando questo muscolo si ferma, apparentemente, la vita si ferma. Ma è solo la vita del corpo a fermarsi, di questo corpo «fatto di cibo » (annamaya).
Non è esagerato affermare che chiunque l'abbia intellettualmente compreso, comprensione poi soprattutto seguita effettivamente da una debita "realizzazione" - potrebbe essere dispensato dallo studiare tutto il resto, tutte le altre speculazioni, pratiche o tecniche che non sono, secondo l' espressione dei Veda, che "divertimenti di bambini" e "castelli nelle nuvole."
Il tantrismo è un riadattamento ortodosso dei Veda nei tempi "oscuri" (kali-yuga). La dottrina dell' "identità suprema" tra il Sé individuale ed il Sé universale, è al centro dell'insegnamento delle Upanishad, la si trova negli Agama ed è mantenuta e preservata nei Tantra,
Per comprendere pienamente la dottrina del Cuore bisogna volgersi verso il ramo più metafisico del tantrismo indù, conoscere lo shivaismo non dualista del Cachemire o Trika, - nome generico in effetti per parecchie scuole fiorenti tra l' X ed il XII secolo.
Trika significa "triade", termine che può essere interpretato a differenti livelli:
Nelle tradizioni gnostiche dell'India (sâmkhya, vedânta, jñânayoga), il cuore, hrid o hridaya, non è associato al sentimento ma alla conoscenza; non è la sede delle sensazioni, emozioni o passioni ma quello dell'intelletto,
della pura intuizione intellettuale (buddhi o mati=opacità),che vede le cose direttamente nella loro vera luce senza passare tramite il mentale (manas).
nelle più antiche upanishad,
- Cos’è è dunque questo Sé (ātman)? - È questo Essere infinito,il purusha che si identifica con l'intelletto e che risiede nel mezzo degli organi - è questa Luce che brilla dentro del cuore" (Brihadāranyaka-up, IV, III, 7)
- "In questo soggiorno di Brahman c’è un piccolo loto, una casa nella quale c’è una piccola cavità, occupata dall'etere (ākāsha); si deve ricercare Ciò che è in questo luogo e lo si conoscerà" (Chāndogya-up, VIII, I).
- "Brahman è realtà, conoscenza, infinito. Quello che si sa è che è nascosto nel cavo del cuore e nel supremo firmamento, e che si realizzano tutti i desideri col saggio Brahman", Taittirîya-up. II).
- il cuore è considerato come il centro dell' "anima vivente" individuale (jîvâtman), e coincide nella sua essenza al Principio supremo dell'universo, Paramâtman o Brahman.
- L'individualità umana è al tempo stesso somatica e psichica o, in termini indù, grossolana e sottile.
- il "santuario" del cuore, o "caverna", è il centro di tutto questo insieme e non solamente del corpo materiale.
In quanto organo centrale del sistema circolatorio sembra comandare e ritmare la vita e, quando questo muscolo si ferma, apparentemente, la vita si ferma. Ma è solo la vita del corpo a fermarsi, di questo corpo «fatto di cibo » (annamaya).
- La vita sottile, può continuare, prolungarsi sotto altre forme individualizzate o esistere di nuovo intorno ad un altro centro, dunque, simbolicamente, attorno ad un altro "cuore."
- Ma ciò non è importante. Perché, al di là della Vita stessa, al di là di tutte le "vite" - anche se non si concepisce queste ultime come un seguito meccanico e semplicistico di "reincarnazioni" - questo cuore metafisico esiste finché c’è Coscienza.
- È sorgente di vita, è il Cuore che trascende la vita.
- È il "Sé" più intimo dell'essere(âtman),
- è lo stesso essere (sat),
- è la Coscienza, il chit, di cui l'unico oggetto, non è distinto dallo stesso Sé,
- è la Beatitudine (ânanda).
- Conosce ogni cosa ma nessuno La conosce, non così come si conoscerebbe un "altro".
- Per conoscerla, bisogna essere il Sé ("il Sé si conosce di per Sé").
- è di fatto il "cuore" di tutta la Tradizione indù; ne costituisce l'essenziale, il nocciolo indistruttibile.
Non è esagerato affermare che chiunque l'abbia intellettualmente compreso, comprensione poi soprattutto seguita effettivamente da una debita "realizzazione" - potrebbe essere dispensato dallo studiare tutto il resto, tutte le altre speculazioni, pratiche o tecniche che non sono, secondo l' espressione dei Veda, che "divertimenti di bambini" e "castelli nelle nuvole."
Il tantrismo è un riadattamento ortodosso dei Veda nei tempi "oscuri" (kali-yuga). La dottrina dell' "identità suprema" tra il Sé individuale ed il Sé universale, è al centro dell'insegnamento delle Upanishad, la si trova negli Agama ed è mantenuta e preservata nei Tantra,
- tanto quanto l'importanza attribuita al cuore in quanto simbolo dell'ātman
- e "luogo" di un'identificazione senza ritorno o, in una parola, del "Risveglio" (unmesha, bodha).
- questo luogo è raffigurato da un loto ad otto petali sotto al pericarpio dell'anâhata. È su questo loto rosso di cui la corolla è girata verso l'alto che l'adorazione mentale (mânasa-pûjâ) dell’ishta-devatâ deveessere praticata. È lì che si trova il "passaggio" da dove l'anima del saggio si ritira al momento della morte.
Per comprendere pienamente la dottrina del Cuore bisogna volgersi verso il ramo più metafisico del tantrismo indù, conoscere lo shivaismo non dualista del Cachemire o Trika, - nome generico in effetti per parecchie scuole fiorenti tra l' X ed il XII secolo.
Trika significa "triade", termine che può essere interpretato a differenti livelli:
- la coscienza (Shiva), l'energia (Shakti) e l'individuo limitato sono solamente uno;
- le tre vie di ritorno verso l'assoluto corrispondono ad ognuno di questi termini (via divina, via dell'energia, via dell'individuo), la scuola Spanda, o Trika studia le tre energie di Shiva (il suo "tridente"): volontà, conoscenza, attività.
- Altre triadi implicite: soggetto conoscente, conoscenza, oggetto conosciuto;
- Agama, Spanda, Pratyabhijñâ, sono i testi o shāstra riconosciuti dagli shivaiti del Cachemire.
- il mantra supremo di questi, AHAM, l'Io universale, che corrisponde all’ HÛM tibetano, è composto di tre elementi: A + HA + M. -
- A ed HA sono rispettivamente la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto sanscrito e simboleggiano Shiva e Shakti. M simboleggia l'individuo.
- le lettere comprese entrano A e HA rappresentano i differenti poteri cosmici che presiedono alla manifestazione, le mātrikā.
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